Halloween: un viaggio un po’ spooky nella lingua e nella cultura americana

Zucche intagliate, travestimenti, film di paura, “dolcetto o scherzetto”: tutti conosciamo l’immaginario legato alla festa di Halloween. Ecco perché, in questo spazio dedicato all’inglese americano, voglio fare qualcosa di diverso. Voglio portarti per mano, un po’ come faccio con i miei studenti, alla scoperta delle parole che usiamo negli Stati Uniti in questo periodo dell’anno. Così, anche se le nostre case non sono accarezzate da un portico merlettato e anche se i gradini all’ingresso non sono sommersi da una cascata di zucche, ci sembrerà un po’ di essere lì anche noi, a celebrare the spookiest night of the year in terra statunitense.

Ready, steady, go!

Partiamo dal nome della festa in sé: Halloween, come probabilmente saprete, deriva da All Hallows’ Eve. Hallow è un termine che a sua volta deriva dall’inglese antico halgian, e significa “santo” (se considerato come sostantivo) o “santificare” (se considerato come verbo). Traccia di questo termine è evidente per esempio in holy (“santo” nell’inglese moderno). Eve, invece, è la parola che ha dato origine a “-een”, che significa “fine della giornata”, quando cala la luce del sole. Oggi usiamo eve per indicare il giorno prima di una festività, ovvero la vigilia: pensate per esempio al Capodanno, che in inglese si chiama New Year’s Eve, ovvero “la vigilia del nuovo anno”. Il significato originario di eve, caduto ormai in disuso, si rivela però chiaramente nella parola che lo ricopre ora, ovvero evening. Anche se è una parola che pronunciamo senza pensarci granché, la trovo di una bellezza struggente: eve-ning, eeeeevening, sembra quasi di vederle strisciare verso di noi, le tenebre che inghiottono la terra…

E che cosa si fa, negli Stati Uniti, ad Halloween? Ecco una lista – non esaustiva – delle attività più comuni:

Le origini di Halloween sono da rintracciare in Samhain, la festa di tradizione celtica per festeggiare il raccolto. Con l’avvento della cristianità in Nord Europa, venne a mescolarsi con i rituali legati a Ognissanti e alla commemorazione dei morti. Rimase molto radicata la credenza, infatti, che durante la notte della vigilia gli spiriti dei defunti vagassero per la terra, disturbando i vivi. All’origine di questa convinzione sta proprio il trick-or-treating: gli unici a non essere importunati dagli spiriti erano i poveri che vagavano di casa in casa con in mano una rapa intagliata illuminata da una candela, e qui cantavano inni sacri per i defunti in cambio di una tortina. Per imitare questa attività, i ragazzini iniziarono a girare per i vicoli dei paesi vestiti di stracci, improvvisando storie paurose e scherzi goliardici. Le famiglie erano allora costrette a offrire loro un dolcetto, per evitare che questi combinassero qualche marachella ai danni della famiglia o della proprietà.

A ogni Halloween mi trovo a riflettere su quanto la festività incarni lo spirito americano: e questo è evidente non soltanto se guardiamo il giro d’affari che muove, ma anche i temi che coinvolge. Nelle mie lezioni di inglese americano ricordo sempre ai miei studenti che la cultura americana prevede una lunga serie di tabù: dal sesso al denaro, dalla religione alla politica. Insomma, ci sono tanti argomenti in mezzo ai quali è necessario tiptoeing, “camminare in punta di piedi”, se si vuole intavolare una conversazione naturale come tra natives. Tra tutti questi, probabilmente la morte è il numero uno.

C’è una storia legata alla lingua americana che, nonostante l’argomento non certo allegro, mi fa sempre un po’ sorridere. Gli inglesi avevano un termine per indicare il becchino che era “grave-digger”. Lo scava-tombe: un termine chiaro, pratico, terra-terra (scusate). Ma una volta che la lingua inizia a evolversi in terra americana, ben presto inizia a farsi strada una nuova parola. “Undertaker”, “colui che ti porta giù”. Che eufemismo elegante. E così, la danza degli americani intorno alla morte coinvolge diversi altri termini tra cui, per esempio, “cemetery”: avete mai visto un cemetery negli Stati Uniti? Magari sì, ma saprete anche che il termine più comune è memorial parks. 

Così se da una parte il tema della morte continua ad affascinare (guardare film horror non è un po’ un giocare con l’idea della morte?), dall’altra ogni tentativo di intavolare una discussione a riguardo verrà taciuto come argomento troppo morbid, macabro. Curioso, in una lingua che comunque pullula di espressioni idiomatiche legate alla morte: dead serious, serissimo; dead silent, un silenzio di tomba; to fall dead asleep, cadere in un sonno profondo; to love someone to death, amare qualcuno da morire. Per non parlare di idioms piuttosto coloriti come spill your guts, letteralmente “rovescia le budella” ovvero “racconta tutto”. Oppure you’re digging your own grave, ti stai scavando la tomba da solo.

Credo sia arrivato il momento per me di rimanere dead silent, altrimenti finirò per snocciolare tutte le mie espressioni e parole preferite legate alla morte in inglese americano. Non finiremmo più! Vi lascio allora con alcune risorse audio molto curiose: se avrete qualche minuto di relax in questo lungo weekend, vi invito a provare ad ascoltarle. La prima è un episodio del podcast All Ears English, dedicato proprio alle espressioni che hanno a che fare con la morte. La seconda, invece, è il classico podcast americano This American Life oggi dedicato ad Halloween: seguitissimo negli Stati Uniti, vi invito ad ascoltare l’Act Three, quello in cui gli ascoltatori raccontano le storie più paurose che sono loro capitate. And finally, questa chicca dalla mia amata NPR: un’esplorazione della paura verso l’apocalisse zombie, che ha radici nella cultura di Haiti.

Have a very spooky Halloween!

Ci risentiamo, come sempre, su Instagram.

Elena

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