6 curiosità che non sapevi se non hai mai visto “Mamma ho perso l’aereo” in inglese

Ci sono pochi film natalizi che sorpassano in popolarità Mamma ho perso l’aereo. Quando uscì nelle sale, ormai nel lontano 1991, fu un successo planetario. Ogni anno, sia in Italia che negli Stati Uniti, viene riproposto in televisione nei giorni attorno alle feste natalizie. Ti è mai capitato di chiederti se ci fossero delle differenze tra la versione italiana che hai guardato decine di volte e quella originale americana?

In questo post ti racconto alcune curiosità sulla cultura e la lingua americana che non sapevi se non hai mai visto Mamma ho perso l’aereo in inglese.

6 curiosità che non sapevi se non hai mai visto “Mamma ho perso l’aereo” in inglese

1. Gli accenti caratterizzano i personaggi

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Se provi a ricordarti Mamma ho perso l’aereo in italiano, scommetto che non ti vengono in mente accenti particolari usati nel film. Eppure, in Home Alone – così come nel cinema americano in generale – gli accenti sono molto usati per caratterizzare i personaggi al di là delle parole che usano o del loro abbigliamento.

Tra i casi più evidenti c’è quello del leggendario Joe Pesci, che nel film interpreta il ladruncolo Harry.

Quando all’inizio del film si presenta a casa McCallister fingendo di essere un poliziotto, nella versione in lingua originale di “Home Alone” l’attore parla calcando la mano sul suo accento italo-americano. Pesci, nativo del New Jersey, è infatti famoso negli States proprio per il suo forte accento, reso popolare da film come Goodfellas (Quei bravi ragazzi in italiano). Un native speaker associa immediatamente questa parlata a una classe di lavoratori subalterna, proprio come le migliaia di italiani immigrati negli Stati Uniti nel primo Novecento.

Questo non fa che accentuare il contrasto tra il poliziotto, che si suppone conduca una vita modesta, e la famiglia McCallister, classica rappresentante della ricca società bianca americana. I bambini vedono solo un poliziotto un po’ strano con un dente d’oro, mentre gli adulti americani vedono anche un conflitto di classe.

Fun fact: in sede di doppiaggio, spesso l’accento italo-americano viene trasformato nella versione italiana in quello siciliano (ecco perché in tutti i film sulla mafia sentirai i personaggi parlare siciliano). Non succede in Mamma ho perso l’aereo, perché non avrebbe avuto molto senso dal punto di vista della trama avere un poliziotto che parla con l’accento siciliano. Nel doppiaggio (come nella traduzione) si perde sempre qualcosa: pazienza.

Ma come riconoscere questo accento? L’accento italo-americano è molto simile a quello di New York, fatto che non ci deve stupire se consideriamo l’impatto che gli immigrati italiani hanno avuto sulla città. Senza addentrarci in troppi tecnicismi, questo accento spesso non pronuncia le /r/ dopo le vocali e ha un suono /ɔ/ molto distintivo. Ascolta per esempio le parole “I don’t live here” al minuto 1:15 di questo video, o “Are you mister McCallister?” al 1:33 o la parola “precautions” al punto 1:52.

Se ti interessa in particolare questo accento, ti consiglio la visione di questo video: avverti la differenza tra l’accento inglese americano standard e l’accento di New York?

2. La traduzione di jerk o “idiota”

Mamma ho perso l’aereo è un film per bambini, ma nonostante questo utilizza a volte un linguaggio colorito.

La parola “jerk” è particolarmente interessante. Se dovessimo tradurla letteralmente, in italiano diremmo “idiota”. Ma in inglese ha un uso più ampio e diversificato rispetto a quanto se ne farebbe in italiano.

Una delle citazioni più famose del film appartiene allo zio antipatico di Kevin, Uncle Frank. Sicuramente ricorderai la scena: Buzz e Kevin litigano per via della pizza al formaggio, Kevin si arrabbia e causa una reazione a catena che porta a inzuppare i passaporti col latte (e anche a questo piccolo dettaglio che ti sarà sfuggito: avevi mai notato il biglietto di Kevin nella spazzatura? Ecco perché i McCallister riescono tranquillamente a imbarcarsi senza accorgersi che Kevin non c’è!). Allora lo zio Frank guarda Kevin e gli dice, in italiano: “Guarda cos’hai combinato, piccolo delinquente!”. In inglese, diceva “Look what you did, you little jerk!”. “Piccolo idiota” sarebbe stato forse troppo duro verso un bambino di sette anni, anche per uno zio cattivo come Frank.

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Qualche minuto dopo, Kevin viene spedito a dormire in soffitta per punizione. Allora, nel congedarsi dalla madre, le dice “Spero di non vedere più nessuno di voi!”. Nella versione originale diceva invece “I hope I don’t see any of you jerks ever again!”. Come vedi, qui si è scelto di eliminare del tutto l’insulto: nessun bambino, in italiano, avrebbe potuto rivolgersi alla sua famiglia chiamandola “branco di idioti” o cose del genere.

Portare gli insulti da una lingua all’altra è sempre un lavoro difficile perché non si possono tradurre in modo letterale. Secondo me in Mamma ho perso l’aereo è stato fatto davvero un buon lavoro da questo punto di vista (e un blog tenuto da un esperto di doppiaggio è concorde: se ti interessa questo argomento, lo trovi qui).

Parlando di insulti, come non nominare il leggendario “Tieni il resto, lurido bastardo!”. Eccotelo qui nella versione originale in inglese.

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3. “Non ci siamo svegliati!”

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Nella versione originale in inglese americano, Mr e Mrs McCallister in questa scena esclamano “We slept in!”. Questo phrasal verb è molto utile da sapere perché indica lo svegliarsi più tardi rispetto a quando lo si fa di solito, che sia voluto o meno. Può sostituire quindi i vari “Non ho sentito la sveglia”, “Non è suonata la sveglia” o semplicemente “Ho dormito fino a tardi”.

Cerca di memorizzarlo e usarlo all’occorrenza: ti permetterà di mostrare più scioltezza in inglese rispetto a un macchinoso “I didn’t hear my alarm”. Sorry I’m late, I slept in. Oppure On Sundays I usually sleep in and have brunch at 12.

4. Il gazebo nel parco cittadino

La maggior parte di Mamma ho perso l’aereo è ambientata in casa, ma diverse scene avvengono nel quartiere dove abita la famiglia di Kevin e ci offrono un piccolo spaccato della vita americana di provincia.

Quando Kevin scappa dopo aver rubato uno spazzolino da denti, lo si vede correre all’interno di un parco cittadino e scivolare in ginocchio lungo la pista da pattinaggio su ghiaccio mentre viene inseguito da un poliziotto. Il parco in questione, così come la famosa casa McCallister, si trova a Winnetka in Illinois. Come ogni piccola cittadina, Winnetka ha il proprio villaggio di Babbo Natale, una piccola pista da pattinaggio e un gazebo nel parco cittadino.

Il gazebo, in particolare, è una struttura quasi ubiqua nelle piccole città di provincia, infatti l’avrai trovata in diversi prodotti della cultura pop statunitense a cominciare da Gilmore Girls (“Una mamma per amica”) per arrivare a The Good Place. Si usa ogni qualvolta c’è un evento pubblico: lì sotto suona la banda cittadina e cantano i cori delle scuole. O semplicemente, ci si ritrova per stare insieme.

Purtroppo, nel 2015 il gazebo del parco di Winnetka, proprio quello che si vede nel film, è stato demolito. Buuu!

5. Kevin si procura da solo l’albero di natale da decorare

Ricordo che, ogni volta che riguardavo questa scena da piccola, mi lasciava sempre un po’ puzzled, un po’ confusa. Perché Kevin si arma di seghetto e scala a pioli e si procura un albero di Natale vero? Non sarebbe stato più facile comprarlo finto?

Questo potrebbe forse stupirti, ma gli americani raramente si accontentano di un albero di plastica quando si tratta di decorare la casa per Natale. Tanto che esistono vere e proprie Christmas Tree Farms dove puoi passeggiare tra un abete e l’altro alla ricerca dell’esemplare perfetto da portarti a casa. Forse ricorderai che Joey in Friends trovava lavoro proprio presso una di queste farms e quando Phoebe passò a trovarlo inorridì alla vista di un vecchio abete mandato “al macero”.

 

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6. La mitica band che suona la polka è il simbolo degli immigrati nel Midwest

Non so se vale anche per te, ma il mio personaggio preferito nel film è Gus Polinski, conosciuto anche come “il re della polka“. Proprio lui e la sua band offriranno un passaggio alla disperata madre di Kevin, che dopo aver girato come una trottola da Parigi al Texas finalmente riesce a tornare a Chicago la mattina di Natale.

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Anche qui: ricordo che da piccola storcevo il naso davanti a questa scena. “Perché mai dovrebbe esserci una band di polka che gira per il Midwest, con un solista convinto di venire riconosciuto negli aeroporti? La polka non è quel genere che ballano i nonnetti in balera?”

Beh, la storia è più complessa e infinitamente più affascinante di così. Come sapranno bene le traduttrici che hanno partecipato al mio corso di lingua e cultura americana “All Over the Map” in collaborazione con Langue&Parole, gli Stati Uniti non sono una cultura monolitica. Sono fatti invece da una somma di diverse culture regionali anche molto diverse tra loro, un patchwork sfaccettato e intrigante.

L’Illinois e più in generale il Midwest – dove Mamma ho perso l’aereo è ambientato – è una terra che ha accolto massicce ondate migratorie dall’Europa dell’est. Motivo per cui tante persone, reali o fittizie, che abitano a Chicago e dintorni hanno cognomi dalle evidenti origini polacche (ciao Will Gorski mio grande amore in Sense8, parlo anche di te!).

La polka è un genere molto popolare in queste zone: o meglio, la polka contiene diversi sotto-generi molto popolari in ciascuno degli stati dai quali migliaia di persone sono emigrate nel Midwest, soprattutto Polonia, ma anche Slovenia ed ex Cecoslovacchia. Oggi è molto più di un genere musicale: per migliaia di ethnic communities è uno strumento di coesione sociale e un modo per onorare le tradizioni dei propri antenati.

Ecco che, improvvisamente, essere il “Polka king of the Midwest” non è più una cosina da sfigati.

Spero che queste chicche ti siano piaciute e che ti aiuteranno a guardare questo film con occhi un po’ diversi. Se vuoi chiacchierare su questo film (si vede che lo amo?) puoi farlo qui sotto nella sezione commenti o, come sempre, sul mio profilo Instagram.

A presto and Happy Holidays!

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Elena

4 Comments

  • giauz
    Posted 24 December 2020 17:13

    Quello degli alberi di Natale secondo me è anche una questione geografica: in Italia l’abete non è poi così diffuso! Cioè mica lo trovi per strada… E comunque anche gli ambientalisti avrebbero da ridire su una probabile “christmas tree farm” qui da noi…
    Un’altra cosa, invece, da piccolo non capivo mai: quando nel sequel i genitori bussano sul tavolo. Grazie a doppiaggi italioti ho capito che era l’usanza/modo di dire del “knockin’ on wood” come il nostro “toccare ferro”

    • ElenaRefraschini
      Posted 24 December 2020 18:09

      Ciao Pierluigi, grazie del messaggio. Sì, sicuramente lì c’è più disponibilità di alberi di quel tipo adatti per essere addobbati. Resta il fatto che è uno spreco assurdo e soprattutto dopo Capodanno le strade e i cassonetti della spazzatura si riempiono di alberi buttati via. Per fortuna mi sembra che ci sia un po’ più attenzione verso questi temi. Chissà se prima o poi adotteranno l’abitudine di comprarli finti come da noi, così possono durare praticamente per sempre… 🙂
      Non ricordavo la scena che hai citato nel secondo film, ma in effetti è un bel grattacapo: se si vedono loro effettivamente “bussare” sul tavolo, è difficile far finta di nulla e allo stesso tempo sostituirla con la nostra espressione legata al ferro. Diciamo che non invidio i traduttori di audiovisivi, è un lavoraccio! 🙂

  • Evit
    Posted 25 December 2020 15:53

    Grazie per la citazione, articolo molto interessante! Tra i pochi “cose che non sapevi” che davvero raccoglie elementi di cultura estera generalmente non noti. Complimenti! Ho scoperto cose nuove pure io

    • ElenaRefraschini
      Posted 5 April 2021 19:07

      Ciao e scusami per il ritardo con cui ti rispondo ma mi è arrivata ora la notifica del commento. Grazie mille a te per il tuo sito, ricchissimo di contenuti di alta qualità. Ormai ogni volta che guardo un film consulto il tuo sito per vedere se hai parlato del doppiaggio.
      Grazie di essere passato!

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