Ieri vi ho chiesto su Instagram cosa vi sarebbe piaciuto di più leggere sul blog, se un’esplorazione delle parole americane legate al Thanksgiving, o un racconto della mia Festa del Ringraziamento presso una famiglia americana. Ha vinto la seconda opzione, e quindi eccoci qui!
L’anno scorso mi trovavo a San Francisco proprio in questo periodo. Erano anni che volevo festeggiare il Thanksgiving insieme alla mia “nonnina adottiva” Katie e, complice un volo a prezzo stracciato, avevo finalmente deciso di ritagliarmi una settimana per visitarla in California in occasione di questa festività tanto importante per le famiglie americane.
Breve backstory: Katie è stata la mia host family la prima volta che sono partita verso gli Stati Uniti per studiare inglese, nel lontano 2004. Sin da quella prima estate insieme, lei è diventata la mia American grandma e io la sua adopted granddaughter: ogni anno lei viene a trovarmi in Italia e io faccio un salto a San Francisco, così da riuscire a vederci almeno una volta ogni sei mesi.
Il rapporto che ho stretto in questi anni con Katie, oltre ad essere una delle cose più preziose che ho, la dice anche lunga sul suo concetto di famiglia: la famiglia non è soltanto quella di sangue, ma è anche quella che ci si costruisce con amore e perseveranza.
Vi racconto questo perché abbiamo festeggiato il Thanksgiving – festa per eccellenza della famiglia americana – a casa di qualcuno che Katie considera come un figlio, pur non essendolo dal punto di vista biologico. Ai tempi del liceo il vero figlio di Katie, Josh, era compagno di scuola di Kenneth, un ragazzo la cui madre era tossicodipendente e violenta. Compresa la gravità della situazione, Katie invitò il ragazzo a vivere nella loro casa e si offrì persino di pagargli gli studi fino al college (che, come sapete, non sono affatto economici). Ecco come i figli “veri” di Katie hanno passato parte della giovinezza insieme a un soul brother portato lì dal destino. Ancora oggi, quarant’anni dopo, Kenneth fa parte della loro vita – in un rapporto costruito su rustiche vacanze condivise, picnic in giardino e figli cresciuti insieme. Il Thanksgiving che ho passato in California è stato organizzato proprio nella sua casa, insieme alla moglie e alle due figlie adolescenti.
Kenny abita in un sobborgo fuori da Sacramento di nome Elk Grove. Quartieri residenziali dalle strade ampie con i marciapiedi ricolmi di foglie gialle, case a un piano larghe quanto mezzo isolato, auto che potrebbero trasportare un’intera scolaresca. Ogni cortile aveva un cesto da basket appeso all’ingresso del garage, un’aiuola curata in corrispondenza delle scale d’ingresso e diverse zucche a decorare ogni gradino. Insomma: il contesto perfetto per celebrare il mio primo Thanksgiving in una famiglia americana. La mia famiglia americana.
Gli americani amano festeggiare questa ricorrenza con una cena luculliana che comincia nel primo pomeriggio e termina la sera. Siamo dunque arrivati a casa di Kenny e di sua moglie Leslie verso le 13 (inutile dire che il mio cervello italiano, complice forse il fuso orario, era un po’ sballottolato: dinner at 2pm? Yes). La casa era addobbata a festa con decorazioni a tema autunnale appese ai lampadari, appoggiate sui divani e su ogni altra superficie disponibile.
Mentre Kenny fired up the grill (perché vorrai mica mangiare solo il tacchino, no? Ci vuole anche il manzo alla griglia!), noi aiutavamo Leslie a set the table (preparare la tavola) e a sistemare tutti gli antipasti sul kitchen counter (bancone della cucina). C’erano circa 20 ospiti, quindi tantissimo cibo! Per molte famiglie americane infatti il Thanksgiving è l’occasione giusta per organizzare un potluck, ovvero un pasto in cui ogni invitato porta una pietanza da casa. Guardate cosa aveva portato per esempio Reba, la moglie di Josh: un piatto di crudité a forma di tacchino, per gli invitati vegetariani.
Prima di sederci a tavola ci siamo sistemati tutti in salotto, in cerchio. Tenendo la mano dell’invitato accanto, ciascuno di noi ha espresso what we’re thankful for this year: qualcuno ha ringraziato di poter festeggiare il Thanksgiving con i propri cari, qualcuno ha apprezzato l’aver potuto vedere un genitore morire di vecchiaia e senza sofferenze, qualcun altro ha menzionato successi scolastici e lavorativi. Kenny, con mia grande sorpresa, ha ringraziato me per essere venuta all the way from Italy. È stato un momento di grande commozione per tutti i presenti. Il “what we’re thankful for” è secondo me il momento più importante dell’intera festività: l’occasione per ringraziare la sorte, Dio, il destino, chiunque vogliate, per le cose belle e sfidanti che ci sono capitate durante l’anno. Nonostante il Thanksgiving non sia una festività italiana questo rituale è qualcosa che ho felicemente integrato nella mia vita, ogni novembre. Non che mi dispiaccia guardare la partita di football o la famosa Thanksgiving Macy’s Parade – altri due classici americani di questa giornata – ma se potessi scegliere un momento da portare con me per tutta la vita, sceglierei quello.
Una volta ricomposti (e asciugata qualche lacrima), ci si è finalmente seduti a tavola. Gli americani amano molto decorare la tavolata per il Thanksgiving, e la casa in cui sono capitata non faceva eccezione. Centritavola ricolmi di melograni e frutta secca, portatovaglioli personalizzati, piatti in ceramica dorati a tema autunnale. Qui, ognuno aveva una scatolina con scritto il proprio nome in una calligrafia delicata che conteneva un cioccolatino da conservare per la fine del pasto.
Immagino che sarete curiosissimi di sapere cosa abbiamo mangiato: siccome non ho avuto la lungimiranza di fare foto, vi lascio qui sotto un video in cui Hannah, la figlia piccola di Kenny, ci spiega cosa contiene il piatto che è stato servito a ogni commensale.
Yum, che bontà!
Presa dalla nostalgia, ho cercato qualche ricetta per riprodurre alcune delle prelibatezze gustate durante il mio Thanksgiving californiano. Vi lascio dunque qui le ricette di Thanksgiving messe assieme da Betty Crocker, il mio go-to website per tutte le prelibatezze americane, insieme alle ricette collezionate dalle italiane espatriate in terra statunitense, che potrete trovare su USA Coast to Coast.
Ready to eat until you’re stuffed!? Eh sì, proprio “ripieno come un tacchino”! Non pensavate mica che vi avrei lasciati senza nemmeno un idiom legato al Thanksgiving, vero?
E ora è il vostro turno! Avete voglia di raccontarmi le vostre esperienze legate al Giorno del Ringraziamento? L’avete mai festeggiato in Italia? Let me know in the comments!