Se hai effettuato l’iscrizione alla mia nuova newsletter Quilted Words, sei stata tra le prime persone a scoprire questo nuovo percorso, davvero straordinario, di Inglese Americano: O Pioneers.
Si tratta di un percorso che permetterà a 15 intrepidi pionieri non soltanto di migliorare la loro comunicazione in inglese, ma di farlo seguendo i solchi di una delle avventure americane più incredibili della storia.
Ho incrociato, anche fisicamente, le tracce di questa vicenda la prima volta che misi piede nel Pacifc Northwest ormai undici anni fa. Ero solo una venticinquenne con gli occhi pieni di meraviglia durante il suo anello intorno al mondo in treno. Nonostante quei quattro mesi passati tra Russia e Stati Uniti salendo e scendendo da vagoni cigolanti fossero stati pieni zeppi di storie da raccontare, questa mi colpì nel profondo. E continuai a esplorarla negli anni e nei viaggi successivi, nel 2019 (ho accennato alla tappa in Oregon qui) e di nuovo l’anno scorso, in occasione del primo viaggio post-pandemia.

Questo è solo per dirti che O Pioneers nasce da una passione che cullo da anni e che non vedevo l’ora di poter condividere con le persone che si affidano a me per le loro esigenze linguistiche.
Ma cosa c’è di così affascinante in questa storia? Lascia che la history buff che è in me ti racconti le 10 curiosità sull’Oregon Trail che ti lasceranno a bocca aperta.
10 curiosità sull’Oregon Trail
1. Gli storici identificano quella lungo l’Oregon Trail come la più grande migrazione interna degli USA
Spinte da situazioni di povertà e malattia negli Stati dell’est, oltre che dalla prospettiva di avere terre in concessione gratuita nell’ovest, migliaia di persone si misero in viaggio da ogni parte degli Stati Uniti verso quello che allora si chiamava Oregon Territory e che comprendeva gli odierni Washington, Oregon e Idaho.
Terre una volta calpestate solo da Nativi Americani per secoli, poi esplorate dai cacciatori di pelle, poi ancora da missionari che volevano convertire “i selvaggi” al cristianesimo, all’improvviso un fiume sempre più possente inizia a stabilirsi nell’Oregon Territory: in totale si è calcolato che tra le 400.000 e le 500.000 persone affrontarono questo incredibile viaggio di 3000 km in carro dalle terre attorno al fiume Missouri fino alla costa ovest.
2. Se ti raccontassi cosa si portavano dietro, non ci crederesti mai
Le famiglie che partivano per questo viaggio sapevano che non sarebbero mai più tornate indietro: nei mesi precedenti la data fatidica, dunque, vendevano tutto ciò che possedevano tranne lo stretto necessario che sarebbe servito per il viaggio. Ma… c’è un grande MA.
Hai presente quando sei alla vigilia della partenza su volo Easyjet e il tuo maledetto trolley non vuole proprio saperne di chiudersi, da quanto l’hai riempito? Ecco, sono noccioline in confronto a quello che combinavano alcuni trailers un po’ ingenui.
Qualcuno di loro infatti non voleva proprio separarsi da alcuni oggetti ritenuti importanti, così i carri potevano partire carichi di suppellettili e mobili pesantissimi. Una coppia in particolare aveva insistito nel portare con sé un pianoforte. Un’altra, una scrivania in legno massiccio da cui poter scrivere i propri diari. Un’altra ancora aveva incluso gli amati uccellini con tanto di gabbia.
Una volta che si rendevano conto dell’errore, non rimaneva loro altro da fare se non sbarazzarsi della zavorra inutile: così ì primi chilometri dell’Oregon Trail erano diventati quasi delle discariche a cielo aperto, per via di tutti gli oggetti lasciati indietro dai viaggiatori.
3. Partire significava dire addio a tutte le persone care
3000 km allora non equivalevano alla stessa distanza oggi. Nel 1830, se decidevi di partire per la frontiera sapevi benissimo che non avresti mai più fatto ritorno. Tutte le persone che partivano, dunque, erano costrette a dire addio a famiglia e amici. Oggi organizzeremmo feste di addio, ben sapendo che comunque continueremmo a sentirci con la persona lontana anche attraverso Whatsapp e social media. Come facevano allora?
Spulciando negli archivi pubblici per via della mia antica ossessione verso le trapunte – non per niente la newsletter Quilted Words prende spunto proprio da loro – ho incrociato una storia tenerissima.
La trapunta che vedi qui sopra risale al 1859, proprio gli anni che interessano a noi. Vedi quei nomi al centro della croce bianca? Quelle sono le firme delle amiche di una donna che stava partendo per la frontiera. Le amiche le hanno regalato quegli scampoli di tessuto perché lei potesse cucirli nella trapunta su cui avrebbe lavorato durante il lungo viaggio. Una volta sistematasi nella nuova casa, avrebbe per sempre conservato vicino a sé l’unico, tangibile ricordo delle amiche lontane.
4. Il viaggio era lungo e difficile
I pionieri avevano ritmi di viaggio lunghissimi, perché dovevano percorrere un certo numero di chilometri ogni giorno.
La mattina quindi venivano svegliati in modo un po’ brusco da un colpo di pistola in aria alle 4 (non mi lamenterò mai più della sveglia del telefono, giuro). Si vestivano, riunivano il bestiame, facevano una rapida colazione con bacon e uova e si mettevano in marcia. Si fermavano per pranzo verso le 11, per poi ripartire di nuovo qualche ora dopo. Spesso camminavano anche dopo il tramonto, al buio. Una volta trovato il luogo dove accamparsi per la notte, i carri venivano disposti a cerchio cosicché il bestiame messo all’interno non potesse scappare o venir rubato (proprio per via di questa pratica, oggi in inglese americano si usa l’espressione to circle the wagons per indicare una posizione di difesa del gruppo rispetto a un possibile attacco esterno: People tend to circle the wagons when family is involved).
Dormivano qualche ora, esausti, per poi ricominciare daccapo. Questa routine durava anche sei mesi, come presto scopriranno i Pioneers iscritti al nuovo corso.
5. Dovevano portare con sé tutto l’occorrente per mangiare
Non tutto ciò che i pionieri caricavano sui carri era inutile, anzi: alcuni manuali raccomandavano, per esempio, di portare con sé almeno 90 kg di farina, 70 kg di pancetta, 5 kg di caffè, 9 kg di zucchero e 5 di sale. Questo perché dovevano avere tutto l’occorrente affinché la propria famiglia potesse sfamarsi durante quei 5 o 6 mesi.
C’era poi il sostentamento garantito dagli animali: le mucche che spesso viaggiavano insieme alle famiglie potevano fornire il latte, che peraltro essendo appeso agli animali e quindi oscillando tutto il giorno, ora di sera spesso era diventato burro (utilissimo per cucinare). Inoltre, i pionieri riuscivano a cacciare lungo l’Oregon Trail e potevano dunque cibarsi per esempio di carne di coniglio o di bisonte (che ancora era presente in milioni di esemplari nelle Grandi Pianure).
6. Anche perché lungo il percorso il cibo aveva prezzi folli
Quando il percorso verso l’Oregon iniziò a diventare popolare, esistevano già alcune costruzioni fortificate sparse lungo la strada. Queste erano edifici spartani dove i pionieri potevano riposarsi qualche giorno, riparare i loro carri o acquistare il necessario per proseguire il viaggio. Ma i prezzi per il cibo lì potevano essere davvero proibitivi: per esempio, un chilo di tè poteva costare – in dollari di oggi – 40$, un chilo di farina anche 60$.
7. I segni del passaggio dei pionieri sono visibili ancora oggi
Per orientarsi, i pionieri utilizzavano grandi forme rocciose che erano visibili anche da molto lontano. Oggi, molti di questi siti sono diventati parchi nazionali, troverai dunque dei cartelloni che ti raccomandano di lasciare il luogo esattamente come l’hai trovato.
La regola non era valida per i pionieri, però, che avevano preso l’abitudine di scalfire i loro nomi e la data del loro passaggio su molte delle pareti rocciose facilmente raggiungibili, lasciando così un ricordo che è visibile ancora oggi.
La foto qui sotto è della Independence Rock in Wyoming, uno dei luoghi che toccheremo anche noi durante il per-corso O Pioneers.
8. I “graffiti” non sono l’unico segno visibile arrivato fino a noi dell’Oregon Trail…
…perché tantissime delle maggiori linee di comunicazione stabilite in seguito ricalcarono proprio il percorso originale del Trail. La prima ferrovia transcontinentale, per esempio (su cui avevo scritto anni fa un reportage per il Corriere della Sera, puoi leggerlo qui). Ma anche la prima autostrada che collegava la costa est alla ovest, la famosa Lincoln Highway a cui peraltro è stato di recente dedicato questo meraviglioso libro, ripercorre per alcuni tratti i solchi dell’Oregon Trail. Insomma, se ti è capitato di guidare nell’Ovest degli Stati Uniti, è probabile che i tuoi pneumatici abbiano accarezzato le tracce dei carri dei pionieri.
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9. L’Oregon Trail è al centro di uno dei più famosi videogiochi della storia americana
Se chiedessi a qualsiasi persona che ha frequentato le scuole elementari o medie negli Stati Uniti a che cosa pensa quando pensa all’Oregon Trail, probabilmente ti dirà: “and then you die of dysentery”.
Questo perché la frase rappresentava il game over di un famoso videogioco vintage a cui tantissimi bambini e ragazzini hanno giocato negli anni Ottanta e che ancora oggi si usa nelle scuole per insegnare le vicende dell’Oregon Trail. La frase è talmente famosa che è diventata un meme (c’è persino la versione Coronavirus), è stampata su tazze e magliette.
La buona notizia? Ci puoi ancora giocare! Trovi il celebre gioco nato in un’università del Minnesota qui.
10. In effetti sull’Oregon Trail si moriva come mosche
E non soltanto di dissenteria (anche se era tra le cause più comuni). C’era la malaria, c’era l’annegare mentre si guadavano fiumi, c’erano le slavine mentre si scavalcavano valichi di montagna, c’erano attacchi da parte dei Nativi Americani. Percorrere l’Oregon Trail, insomma, e soprattutto raggiungere la destinazione era veramente un’impresa ardua. Pensa: si calcola che il 10% di chi tentava il viaggio finiva per trovarci la morte.
Ed è proprio su questo senso di pericolo e di avventura che si basa il librogame che sarà la nostra mappa durante O Pioneers. Nel corso dei nostri tre mesi di viaggio (per un totale di 12 incontri), più volte ci troveremo ad aver sbagliato strada o a commettere un errore che si rivelerà fatale. Per nostra fortuna, però, potremo semplicemente fare qualche passo indietro e ritentare. Il nostro premio? Non posso regalarti chilometri quadrati di terreno arabile in Oregon, ma ho organizzato per te una visita guidata in esclusiva al museo dell’Oregon Trail, dove avrai l’occasione di interagire con un esperto americano sul tema. Trovi più informazioni qui.