Summer camp: un rito di passaggio dell’estate americana

Pensate all’estate americana. Cosa vi viene in mente? C’è chi penserà ai barbecue all’aperto (BBQ) o ai fiumi di birra da bere rigorosamente sulla lounge chair o sotto il porticato di casa, dando un’occhiata ai bambini che giocano nella piscina gonfiabile in giardino. Chi ha viaggiato negli Stati Uniti in estate assocerà invece a questa stagione le bibite con più ghiaccio che liquido nel bicchiere. O l’aria condizionata (A/C) fissa su dieci gradi all’interno dei locali (peraltro, i miei vari compagni di viaggio ricorderanno che se c’è un momento in cui la mia intima americanità viene fuori, è in questo: datemi più ghiaccio e più freddo, grazie!).

Oppure magari potreste pensare alle passeggiate lungo le boardwalk che punteggiano le città costiere da est a ovest. Come lunghe dita si protendono dalla terraferma per andare a sfiorare l’oceano e mettono in mostra tante squisitezze americane: cibo dolcissimo e fritto, ristoranti di catena e giostre dall’aspetto vintage.

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In tutti questi casi, avreste certamente ragione: l’estate americana è tutto questo. Credo però ci sia un’esperienza ancora più significativa, profonda, indelebile nella coscienza di buona parte degli americani che riassume l’estate meglio di qualsiasi altra: sto parlando del summer camp. Ed è di questo che vi parlerò oggi.

Summer camp: un rito di passaggio nell’estate americana

Prima che io vi racconti un po’ la storia, la cultura e qualche rimando pop (ce ne sono tantissimi!) dietro ai summer camps, è necessario fare due brevi premesse.

Vacanze estive: summer break

Gli americani hanno di solito due settimane di ferie all’anno, non necessariamente concentrate durante l’estate. Spesso, anzi, i giorni vengono “spezzettati” così da poter fare qualche breve gita nel corso dell’anno. Il risultato è che quelle che noi chiamiamo “vacanze” o “ferie” estive non hanno un vero corrispettivo oltreoceano. Attenzione quindi a non chiamarle the holidays: per loro, the holidays sono soltanto quelle attorno al Thanksgiving o al Natale. Piuttosto, la breve pausa estiva si chiamerà summer break o summer vacationma non ha lo stesso peso che ha per noi.

Ma quindi cosa fanno i bambini americani quando le scuole chiudono, specie se fanno parte di two-career families in cui lavorano sia la mamma che il papà? Ebbene sì: spesso frequentano i summer camps.

Gli americani e l’organizzazione del tempo

Un’altra cosa che dovete sapere degli americani è che sono tra le popolazioni che traggono più soddisfazione al mondo dall’organizzare il proprio tempo nei minimi dettagli, sia quello lavorativo che quello dedicato allo svago. Non dovreste stupirvi, infatti, se venite invitati a bere un caffè con invito via mail tre settimane prima dell’incontro, né che una riunione inizi e finisca nei dieci minuti allocati a calendario. Questa attitudine al controllo e all’ottimizzazione del tempo si riversa anche nella gestione dei bambini durante il summer break, quando vengono mandati al summer camp perché conquistino le abilità necessarie alla vita adulta come l’indipendenza, lo spirito di squadra e l’attitudine al problem-solving.

Il discorso dei summer camp, insomma, s’incastra perfettamente nella mentalità americana. Ma da dove sono saltati fuori?

Il tiro con l’arco era tra gli sport più popolari dei summer camp di una volta, come questo in Maine

Summer Camp: una storia lunga 140 anni

I primi campi estivi nascono negli anni Settanta dell’Ottocento, quando sul New York Times già cominciavano ad apparire pubblicità che promuovevano gite in campagna per i figli delle famiglie benestanti della città. Siamo in pieno boom industriale e in questi anni cresce la sensibilità relativa ai problemi della vita urbana: aria inquinata, strade sporche, densità abitativa alta. Non è un caso che questi siano anche gli anni in cui vengono progettati i grandi parchi cittadini (il Golden Gate Park viene inaugurato nel 1870, Central Park apre nel 1876).

Con i summer camp si offriva l’opportunità ai giovani di passare qualche settimana lontani dalla città, a contatto con quella wilderness cantata dai primi poeti americani. I ragazzi dormivano in sistemazioni rudimentali e imparavano a orientarsi nella natura. Il vivere all’aria aperta fortificava la salute e il carattere. Persino il presidente di Harvard Charles Eliot ebbe a dire che i campi erano “il passo più importante nel mondo dell’educazione che l’America ha dato al mondo”.

Il campo di Tecumseh nel New Hampshire è stato fondato nel 1903 ed è in attività ancora oggi

I Summer Camp oggi

Quello di partecipare a un summer camp è per i ragazzi americani un vero rito di passaggio e che non a caso avviene al di fuori della sfera famigliare.

Esperienza ormai appannaggio delle famiglie americane più benestanti, alimenta un’industria da 18 milioni di dollari e coinvolge più di 7 milioni di bambini e ragazzi ogni anno. Tranne quest’anno, s’intende: perché purtroppo la maggior parte dei campi estivi rimarrà chiusa per via del Coronavirus.

Punture d’insetto, specchi d’acqua cristallina, foreste, piccole cabine in legno con letti a castello, competizioni sportive, fare il bagno nudi (skinny-dipping) e soprattutto flirt estivi: questi sono probabilmente gli elementi che più spesso si associano ai camp.

Nel tempo però i campi si sono evoluti. Prima di tutto, ora non esistono più soltanto i sleepaway camps, ovvero quelli in cui i ragazzi stanno via per qualche settimana. Sono molto popolari infatti i day camps, quei campi estivi che coprono – in buona sostanza – l’orario lavorativo dei genitori, e che lasciano poi che i bambini tornino a casa a dormire. Costano meno ma offrono comunque ai giovani l’opportunità di passare l’estate in attività educative e ricreative.

Uno degli aspetti più curiosi è inoltre il fatto che mentre una volta i summer camp erano immediatamente associati alla vita nella natura e quindi agli sport acquatici come il canottaggio o ai racconti attorno al fuoco abbrustolendo marshmallows, da diversi anni esistono tanti camp quanti sono gli interessi dei ragazzi. Ci sono camp per chi ambisce a fondare una start-up, camp di cucito, camp per perdere peso (ricordate Monica di Friends che veniva cacciata dal fat camp perché cercava di mangiare uno scoiattolo?), camp religiosi (tra cui i famigerati Bible Camp e Mormon Camp), camp musicali, camp per aspiranti architetti e astronauti e persino camp sulla gestione del denaro per piccoli manager.

I Summer Camp nella cultura pop americana

Lo si diceva poco fa, i summer camp sono un vero rito di passaggio nella giovinezza americana. È per questo che appaiono in tantissimi film che raccontano le storie di giovani alla ricerca della propria identità e del proprio posto nel mondo.

1. The Parent Trap

Il più celebre film che racconta una storia da summer camp è forse The Parent Trap: la versione originale è del 1961, ma tutti conosciamo quella del 1998 con protagonista Lindsay Lohan (in italiano si chiamava Genitori in trappola).

Awwwww.

2. Meatballs

Altro grande classico è Meatballs (in italiano Polpette), del 1979, con un giovanissimo Bill Murray. Eccolo lì, nei suoi bei pantaloncini fluo, accanto a una delle cabins dove alloggiano i ragazzi durante la permanenza al summer camp.

3. Addams Family Values

Il film che invece io associo immediatamente ai summer camp, che poi è il motivo per cui ho scelto quell’immagine di copertina, è Addams Family Values (1993), in italiano La famiglia Addams 2. In questo episodio, la famiglia più dark della cultura pop americana accompagna i figli quasi adolescenti Wednesday e Pugsley al summer camp, dove saranno ancora più lampanti le differenze tra i ragazzi “tradizionali” e gli Addams.

Wednesday, avrete notato, è vestita da “pellerossa”: questo perché anche nella realtà i giochi dei campi avevano sempre qualche elemento preso dalla cultura militare (come i classici giri di corsa attorno al campo) o da quella nativo-americana: l’arte del raccontarsi storie attorno al falò, per esempio. Peraltro, i nomi stessi dei camp rimandano al mondo nativo-americano: quello del film si chiamava Camp Chippewa.

4. American Pie

Se chiedete agli uomini che erano adolescenti nei primi anni Duemila, invece, non avranno che un tipo di summer camp in mente: il band camp a cui aveva partecipato Alyson Hannigan (prima che diventasse Lily in How I Met Your Mother) dove le ragazze facevano di tutto col flauto fuorché suonarlo. La povera Alyson si trova a dover rispondere a domande su quella scena ancora oggi, a vent’anni dall’uscita di American Pie.

5. Wet Hot American Summer

E come non nominare, per ultimo, forse il film dei summer camp americani: Wet Hot American Summer (2001) prende in giro tutti i film usciti sul tema del campo estivo, stravolgendone gli stereotipi. Il cast è davvero stellare: Bradley Cooper, Paul Rudd, Elizabeth Banks, Amy Poehler… il film è talmente presente nella cultura pop americana che di recente Netflix ha sviluppato un reboot con gli stessi attori, disponibile anche in italiano con lo stesso titolo.

Ora lancio la palla (quella per giocare in mare, giusto per stare in tema!) a voi: qual è il vostro film o la vostra serie tv preferita a tema summer camp?

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