Ieri si è conclusa la prima stagione di The Last of Us, serie TV distopica andata in onda sulla HBO negli Stati Uniti e da noi su Sky (o NOW TV).
Tratta dal celebre videogioco, la serie segue le vicende di Joel (l’inimitabile daddy di internet Pedro Pascal, che qualcuno ricorderà dai giorni di Narcos) ed Ellie (Bella Ramsey), mentre navigano un mondo postpandemico.
La prima puntata ci mostra il giorno in cui un’infezione causata da un fungo inizia a diffondersi. Nelle puntate successive, vediamo il rapporto tra i due protagonisti farsi sempre più profondo mentre attraversano ciò che resta degli Stati Uniti per raggiungere l’Ovest.
Come già sapete se mi seguite da un po’, io sono una gran fifona. E se mi avessero detto che mi sarei appassionata a una serie che mette in mostra un mondo popolato da zombie che si sono trasformati a seguito di un’infezione da parte di un fungo che esiste davvero e che in effetti fa qualcosa di simile nella vita reale alle formiche, ecco, non ci avrei mai creduto.
Ma la serie è piena di riferimenti alla storia e alla geografia americana, così me la sono guardata con gusto (anche se ogni tot con gli occhi coperti e senza audio, ammetto) e ve la consiglio davvero. Magari proprio dopo aver letto questo articolo, che per quanto possibile non contiene spoiler per quanto riguarda svolte importanti nella trama.
Partiamo? Partiamo.
Qualche curiosità sull’America in The Last of Us
1. Il viaggio verso Ovest di Joel ed Ellie ricalca la colonizzazione degli Stati Uniti
Quando Joel è nel suo appartamento a Boston, nella prima puntata, estrae una mappa fisica degli Stati Uniti che teneva nascosta sotto un listone. Lo vediamo gradualmente percorrere col dito la distanza che lo separa dal Wyoming. A un occhio poco attento, il movimento che fa potrebbe sembrare casuale: deve andare a ovest, si muove dunque logicamente da destra a sinistra.
Ma per chi è in grado di cogliere i messaggi che stanno sotto la superficie, il richiamo in realtà è chiarissimo.

In un mondo decimato da una pandemia violentissima dove non ci si può fidare di nessuno, nemmeno del governo, Joel con il dito sta percorrendo le orme dei primi pionieri che avanzavano in una terra spesso ostile, dove potevano fare affidamento solo sulle proprie forze.
Lo vediamo muoversi da Boston: non a caso, una delle più antiche città statunitensi, fondata dai puritani nel 1630 (un’altra famosa serie distopica è ambientata qui, remember?). Passa poi ad Albany e Rochester, nell’odierno stato di New York. Da lì, con il polpastrello accarezza tutta la sponda meridionale del lago Erie, per arrivare poi a Chicago.
È questione di una frazione di secondo, ma in quel breve frammento in realtà è chiusa una delle più affascinanti storie degli Stati Uniti, ovvero quella del Canale Erie. Aperto nel 1825 e lungo quasi 600 chilometri, il canale aveva permesso uno spostamento massiccio mai visto prima di persone e merci dalla costa Est al vasto Midwest, che aveva terre arabili a non finire. È proprio per via dell’onda migratoria legata all’apertura del canale, che oggi in quelle zone ci sono cittadine chiaramente fondate da immigrati come Corfu nello stato di New York o Medina, Parma e Milano in Ohio.
Erano anni che volevo passare da quelle zone e anche per questo ero estasiata a bordo del treno Lake Shore Limited a novembre 2022, non solo l’ultimo treno che mi mancava da prendere prima di completare il sistema ferroviario di tutti gli Stati Uniti, ma anche l’unico treno che corre esattamente parallelo al canale Erie. Se volete, qui trovate qualche video da quell’esperienza.
Una volta passata Chicago, è a tutt’altra fase della storia americana che la serie vuole che voi pensiate: quella della colonizzazione del Grande Ovest, attraverso quei lunghi percorsi in carovana come avevano fatto i pionieri dell’Oregon Trail.
2. Nel terzo episodio incontriamo una fazione politica americana curiosa che esiste davvero
Se non hai ancora visto il terzo episodio di The Last of Us, valuta tu se leggere o meno. Nei prossimi paragrafi parlerò di alcuni personaggi, senza svelare parti della trama che potrebbero rovinare la visione.
All’inizio del terzo episodio, intravediamo di spalle una persona in uno scantinato. Si sta nascondendo dagli agenti della polizia federale che sono venuti a prenderlo con la forza. Nello scantinato si intravedono una banderia, un vasto assortimento di armi e di classiche riviste a tema come Guns & Ammo. La bandiera è gialla con un serpente al centro e con un po’ di attenzione si nota che è questa:

Ovvero la bandiera del partito libertario, una corrente di pensiero che crede in un governo molto esile che non ha alcun tipo di ingerenza nella vita privata dei cittadini. Ho visto questa bandiera appesa in diversi scantinati o garage quando ero ospite in casa durante i miei viaggi americani.
Negli Stati Uniti, per diverse ragioni, moltissime persone sono critiche verso il governo federale, qualsiasi sia la corrente politica in carica in quel momento (anni fa i libertariani erano considerati di sinistra, oggi si tende ad associarli ad alcune frange di destra). Vorrebbero invece un governo che non calpesti né ponga limiti a molti aspetti della vita pubblica e privata dei cittadini (la scritta sotto al serpente recita proprio “non calpestarmi”). Molto in generale, spesso i suoi elettori sono disillusi e non si sentono rappresentati da nessuno dei candidati democratici o repubblicani. Alle elezioni del 2016, quando vinse Trump, il Libertarian Party prese il 3%.
A Grafton, in New Hampshire, hanno provato ad instaurare un’amministrazione cittadina del tutto libertaria: non è finita molto bene, c’entrano gli orsi. È una storia succosissima che potete leggere qui.
Tornando a The Last of Us, i fan di Parks & Recreation avranno certamente colto la meta-citazione: il personaggio che vive nello scantinato, Bill, è interpretato da Nick Offerman, nientepopodimeno che il mitico Ron Swanson (famoso libertariano che, colmo dei colmi, lavora presso il comune di Pawnee).
3. Sei un survivalist o un prepper?
Se non hai ancora visto il terzo episodio di The Last of Us, valuta tu se leggere o meno. Nei prossimi paragrafi parlerò di alcuni personaggi, senza svelare parti della trama che potrebbero rovinare la visione.
Quando Joel, il protagonista, incontra Bill per la prima volta, quest’ultimo è molto diffidente. L’essere libertario gli permette di credere di poter vivere in completa autonomia, separato dalla società. E in effetti, la pandemia che è scoppiata sembra avergli dato ragione: tutto sommato, Bill se la cava bene. Infatti è uno dei pochi a non aver abbandonato la sua casa, dove riesce a vivere in modo autosufficiente, procurandosi da solo di che mangiare e gestendo un preciso sistema di sicurezza per difendersi dagli occasionali zombie che invadono la sua proprietà.
Joel, che in fondo ammira Bill, gli chiede: “Quindi sei un prepper?” (I sottotitoli in italiano, non potendo tradurre in altro modo, lo rendono come “quindi eri già pronto al disastro?”)
E chi sono i prepper? I prepper sono coloro che cercano di essere pronti a qualsiasi evento negativo nella vita, che sia un uragano, una pandemia o semplicemente la perdita del lavoro. Si tratta di persone che, tendenzialmente, amano la propria indipendenza e sono convinte che nessuno verrebbe ad aiutarle in caso di un evento negativo. Quindi comprano grandi scorte di cibo, medicinali e gas, i più estremi costruiscono anche bunker sotterranei.
Si tratta di una sottocultura molto affascinante negli Stati Uniti, che come ogni sottocultura ha anche un suo linguaggio settoriale: l’acronimo “SHTF”, per esempio, significa “when s*it hits the fan”, ovvero “quando succede il disatro”. Are you ready for when shit hits the fan? Oppure “bug out” significa “evacuare”, e la “bug out bag” è la borsa d’emergenza che ci si porta dietro quando bisogna lasciare casa in fretta e furia (di solito contiene un cambio, acqua, medicine e armi).
Bill non sembra apprezzare questa insinuazione da parte di Joel e puntualizza che lui non è un prepper ma un “survivalist”. Un survivalist, per quanto possa condividere con il prepper l’accumulo di armi, è invece una persona che è pronta per vivere nella natura in modo autosufficiente. È in grado quindi di avviare un fuoco o di uccidere animali selvatici per nutrirsi.
4. Incontriamo una comune in Wyoming. Sì, sono comunisti.
Anche qui, racconterò qualcosa sui personaggi che si incontrano nel quarto episodio, senza svelare parti importanti della trama. Prosegui però a tuo rischio e pericolo!
Nel corso del quarto episodio, Joel ed Ellie vengono ospitati a Jackson, Wyoming. Qui trovano una piccola comunità di sopravvissuti che convive secondo regole che, al contrario di quello che abbiamo visto nel punto precedente, privilegiano la comunità.
“Viviamo in una comune”, si dice a un certo punto. “Quindi sì, siamo comunisti”.
Questa scena è densissima di significati che non vengono colti a meno che non si conosca bene il contesto politico-sociale americano. Negli Stati Uniti, infatti, “socialismo” ma soprattutto “comunismo” sono praticamente parolacce. Mentre “socialista” nella vulgata è un insulto per definire posti dove le cose vanno male e gli abitanti non hanno alcuna libertà, Paesi orribili (sono ironica) tipo la Svezia o la Finlandia (o le idee politiche di Bernie Sanders, una tra le poche figure politiche di rilievo nazionale davvero a sinistra), “comunismo” quasi non esiste nel vocabolario.
Gli statunitensi vivono ancora nella scia lunga della Guerra Fredda, così alla parola “comunismo” non associano “corrente politica di sinistra”, o che so, “istanze dei lavoratori”. Per rendersene conto, basterà consultare qualsiasi dizionario delle collocazioni: le parole che in inglese americano appaiono più spesso vicine a “comunismo” sono “overthrow” e “bring down” (rovesciare un governo), “the collapse of” (il collasso del), “the fight against” (la lotta contro).
Il fatto che in una serie mainstream un personaggio dice tranquillamente “siamo comunisti” è degno di nota. Peraltro Joel, da buon texano, è genuinamente infastidito dalla parola.
Non solo.
È particolarmente significativo che la comune si trovi proprio a Jackson, Wyoming e non in qualsiasi altra località nell’Ovest. Vediamo insieme perché.

Il Wyoming, incastonato tra le Grandi Pianure di Nebraska e Dakota a est, e gli stati montuosi di Idaho e Montana a ovest e nord, si stende per tutte la sua superficie sulla catena delle Montagne Rocciose. È dove si trovano due celeberrimi parchi nazionali, lo Yellowstone e il Grand Teton (in fotografia qui sopra).
Il Wyoming è celebre per le sue storie di frontiera, per una natura incontaminata e immensa, per gli sport all’aria aperta. Ma perché non ambientare la storia della comune per esempio in Colorado, che condivide tutti questi elementi con il Wyoming?
5. La contea più ricca degli Stati Uniti. In California? No, in Wyoming.
Perché secondo dati ufficiali il Wyoming, oltre a essere meta di appassionati di sport alpini, include la contea con il più alto reddito pro capite di tutti gli Stati Uniti (quasi 200.000 dollari annui): Teton County. Pensate, la seconda contea più ricca, ma molto distante, è Manhattan a poco meno di 150.000. Il mercato immobiliare nella Teton County vede raramente case vendute a meno di un milione di dollari. Per esempio, ecco un bilocale da 80mq costruito nel 1940:
Ma cosa ci fanno tutti questi megaricchi in mezzo alle montagne? Sono tutti appassionati di pesca?
Naturalmente no. Il Wyoming, fedele alla sua storia di stato di frontiera, è ancora oggi profondamente anti-federalista. Anche per questo non applica tasse sul reddito e ha l’IVA tra le più basse del paese. I ricchi che stanno in cima alla piramide della popolazione americana, insomma, ci si trasferiscono (e ci trasferiscono spesso la dirigenza dei loro business nella finanza) per le agevolazioni fiscali.
Questo fa sì che la distribuzione della ricchezza sia fortemente squilibrata, con da una parte uomini e donne d’affari che costruiscono case in pieno stile Far West per riconnettersi alla natura dopo una vita tra i grattacieli di Manhattan o San Francisco. E dall’altra ci sono i lavoratori che puliscono le loro case, cucinano il loro cibo e lavorano nei “service jobs”, che faticano sempre di più a trovare un equilibrio sostenibile tra quello che riescono a guadagnare e quello che spendono per vivere nel luogo più ricco d’America.
Ecco perché è particolarmente significativo – e mi sono fatta una bella sghignazzata quando ho visto quella scena – che la piccola utopia comunista basata sull’assenza di properietà privata sia proprio a Jackson, nella Teton County, in Wyoming.
Abbiamo finito. Grazie per avermi seguita in questo viaggio di frontiera tra le curiosità americane di The Last of Us.
A presto,
Elena
Le immagini contenute in questo articolo, quando non specificato, sono di proprietà di HBO.
3 Comments
Laura
Articolo molto bello e interessante, ricco di informazioni che arricchiscono e completano la visione della serie!
Giorgia
Ho appena finito di vedere la prima stagione di The Last of Us e ovviamente non avevo colto tutti questi preziosi riferimenti, quindi ringrazio Elena per questo interessante articolo.
ElenaRefraschini
Ciao Giorgia,
grazie per averlo apprezzato! Che meraviglia di serie TV, vero? Chissà cosa ci riserva nel futuro… 🙂