Oggi esce la quarta stagione di The Handmaid’s Tale, in italiano Il racconto dell’ancella, su TimVision. Per l’occasione, dunque, ho pensato di condividere con te qualche riflessione che riguarda la storia e la geografia degli Stati Uniti nel contesto questa serie tv.
Breve “spiegone”, per chi non l’ha ancora vista.
La serie è tratta dall’omonimo romanzo distopico della scrittrice canadese Margaret Atwood e immagina che non esistano più gli Stati Uniti. A seguito di un assalto al Congresso (hello, 2021?) al loro posto c’è ora la Repubblica di Gilead, una teocrazia patriarcale e totalitaria dove le classi sociali sono fortemente separate in base alla loro funzione.
Ci sono i Commanders che detengono il potere e le loro Wives, le mogli che dominano la sfera privata ma mai quella pubblica. Ci sono le Marthas, le domestiche. E ci sono le Handmaids, le ancelle, condannate a una vita di stupri sistematici perché sono le uniche ancora in grado di generare figli in un’epoca di quasi completa sterilità a livello mondiale. Così, le ancelle vengono passate di famiglia in famiglia perché vengano messe incinte dai Commanders. E poi ci sono gli Eyes, che come dice il nome si occupano di sorvegliare gli abitanti di Gilead per dissuadere ogni tentativo di ribellione. Alla base della piramide, ma forse persino fuori dalla piramide, ci sono le Un-women: le donne non più fertili, costrette ai campi di lavoro forzato nelle Colonies dove passano qualche mese a pulire il terreno da scorie radioattive prima di morire.
In tutta onestà, avevo smesso di guardare la serie nel 2018, nel corso della seconda stagione. Ogni episodio era un pugno nello stomaco, tanto che dopo un po’ ho iniziato ad avere l’impressione che si trattasse solo di pornografia della violenza. Di recente però mi è tornata alla mente e così, in due o tre settimane ho recuperato sia la seconda che la terza stagione (you know how that goes…) e che dire: ho cambiato idea.
Ci ho colto messaggi a cui non avevo prestato attenzione anni fa e scommetto che se non mastichi abitualmente cose di cultura americana, probabilmente qualcosa è sfuggito anche a te.
Allora, partiamo?

Handmaid’s Tale: un viaggio nella storia e nella geografia americana
1. Gilead è basata sull’America dei Puritani
È qualcosa che mi è saltato all’occhio sin dal primo episodio della prima stagione. Guardare le prime inquadrature di Gilead mi ha riportata indietro ai tempi dell’università quando studiavo il contesto storico di uno dei primi veri giganti della letteratura americana, Nathaniel Hawthorne. È proprio alle ambientazioni de La lettera scarlatta a cui ho pensato quando ho visto quelle case cupe e imponenti, o i vestiti sobri delle Wives, o ancora la volontà di Gilead di tornare a una vita semplice e basata su pochi bisogni primari, dove si fa il pane in casa e non esiste plastica. Sia La lettera scarlatta che Il racconto dell’ancella, poi, prendono il via da un manoscritto ritrovato (o insomma, da una incisione su cassetta nel caso di The Handmaid’s Tale, ma non è poi così diverso). E come non pensare al mantello scarlatto delle ancelle, proprio come la lettera A che Hester portava cucita sul petto a eterna memoria del suo peccato?

I Puritani erano arrivati nel Nuovo Mondo – peraltro proprio in Massachusetts, dove è incentrata la storia della nostra ancella – con l’intenzione di fondare una teocrazia basata sui principi del Calvinismo e dove non era ammessa alcuna libertà religiosa. Chi dissentiva veniva cacciato. I Quaccheri per esempio venivano perseguitati, mutilati, sfigurati con la lettera H marchiata sulla guancia che stava per heretic. L’adulterio, la blasfemia, la sodomia erano puniti con la pena di morte. Ti ricorda qualcosa?
La stessa Atwood ha dichiarato che il romanzo da cui la serie è tratta è nato dall’osservazione di istituzioni del nostro passato e presente, in primis proprio quella dei Puritani. È anche questo che rende la serie così unsettling, inquietante. Guardi qualcosa che sai non essere molto distante da qualcosa che è già esistito o che esiste ancora oggi.
2. Ci sono tantissimi riferimenti biblici
Se c’è una cosa che separa Gilead dal Massachusetts puritano, però, è la lettura della Bibbia: mentre gli zeloti religiosi basavano tutto il proprio sistema morale sull’interpretazione letterale dei testi sacri ed era dunque necessario che tutti potessero leggerli, nella Repubblica di Gilead alle donne non è permesso leggere o scrivere, tanto che persino le insegne dei negozi sono composte da disegni.
Questo non ti stupirà, ma The Handmaid’s Tale è piena di riferimenti tratti dalla Bibbia. Partiamo da Gilead, il nome della nuova nazione nata dalle ceneri degli Stati Uniti (che resiste in alcuni luoghi isolati tipo l’Alaska). Gilead è un luogo in Palestina nominato nella Genesi.
Nel mondo di Gilead l’individualità femminile non ha spazio, così tutte le domestiche dei Commanders si chiamano Martha. Ed è un nome comune, non un nome proprio: The Marthas, My Martha. Marta è la colei che serve: nella Bibbia è la sorella di Lazzaro, che in uno dei Vangeli serve un pasto a Gesù. Proprio questo nome, Martha, era scelto da moltissimi puritani per le loro figlie, perché speravano diventassero buone donne di casa.
Le stesse Handmaids non hanno un nome proprio, ma si chiamano con una specie di patronimico derivante dal Commander presso il quale prestano servizio. June, la protagonista, a Gilead si chiama Of-fred, perché è “Di-Fred” (e c’è anche un bellissimo rimando al participio offered, offerta, che si perde nella versione italiana).
E poi naturalmente c’è la Ceremony: quell’appuntamento mensile in cui i Commanders cercano di mettere incinta la loro Handmaid. Anche questo deriva da un episodio biblico. Nella Genesi troviamo infatti Sara che è troppo anziana per avere figli; così, chiede alla sua ancella Agar di portare in grembo il figlio col marito Abramo. Dal rapporto nascerà Ismaele.
3. Non è un caso se la storia è ambientata dalle parti di Boston…
Perché Boston ha una rilevanza particolare nella coscienza degli statunitensi: è il luogo dove sin dai tempi delle tredici Colonie le decisioni erano prese collettivamente da comitati cittadini, dalla costruzione di una nuova chiesa o di una strada, alla grandezza dei lotti concessi a ciascuna famiglia. La tendenza ad autogestirsi e la grande fiducia negli strumenti del governo che agisce nel bene della collettività sono ancora molto presenti nel New England di oggi. E forse non ci deve stupire che grandi figure della politica americana (penso ai Kennedy, ma anche a Bernie Sanders) vengano da quelle zone.
Proprio per questo è così impressionante vedere proprio il New England – e non, che ne so, un Nevada qualunque – sgretolarsi sotto la stretta di Gilead. I suoi edifici a pezzi, il leggendario stadio di Fenway Park – la mecca per i fan dei Red Sox – usato come campo per le esecuzioni.
4. …o che le Colonies siano nel Midwest
Il Midwest – quella zona che comprende Illinois, Ohio, Iowa, Indiana, Nebraska e Kansas – è considerata la “Heartland of America“, il cuore dell’America: una terra dove i valori di una volta sono ancora importanti, una terra di grandi lavoratori, fieri, indipendenti. Non è un caso se storie così profondamente americane abbiano radici nel Midwest, da Superman a The Wizard of Oz (proprio al Kansas e al Mago di Oz è dedicato il mio primo Americanino, Kansas Canvas, il vero bestseller con più di 100 corsi venduti).
Le Colonies in The Handmaid’s Tale sono un luogo infernale: non sappiamo bene cosa sia successo durante la guerra civile contro gli Stati Uniti, sta di fatto che ora buona parte del Midwest è coperto da scorie radioattive. E che cosa farne, se non un ulteriore strumento di tortura per omosessuali, donne anziane non più utili alla repubblica, e ribelli in generale?
Ogni scena ambientata nelle Colonies, con questo filtro giallo e polveroso, ci ricorda un racconto dei Pionieri. Trasformato, però, in un incubo.
5. …o che succeda questo a Washington durante la terza stagione
*SPOILER ALERT* Non so se si possa ancora considerarlo spoiler visto che la terza stagione è andata in onda nel 2019, ad ogni modo: se non l’hai ancora vista, smetti di leggere qui.
Nel corso della terza stagione, Offred è protagonista di un eccezionale viaggio nell’ex capitale degli Stati Uniti insieme alla famiglia Waterford. Ma la Washington dei suoi ricordi non è la Washington dei tempi di Gilead. Mi si è gelato il sangue nelle vene quando ho visto il Washington monument:
Che mi ha immediatamente riportata a un viaggio di qualche anno fa a Norimberga, la città che era stata scelta per mostrare al mondo il potere del regime nazista.
Washington è il centro del potere del regime di Gilead, e si vede: come in ogni teocrazia, nella capitale religiosa le regole sono ancora più estreme, la morale ancora più rigida. Qui è dove Offred, in una scena che mi ha fatto perdere il sonno per una notte, capisce che le cose potrebbero peggiorare per le Handmaids del Paese.
Guarda che cosa succede, in Gilead, al Lincoln Memorial: e ha senso, se pensi che il Presidente Lincoln è forse il più amato dal popolo americano. D’altronde salvò l’Unione e abolì la schiavitù. In un paese come Gilead, che può sopravvivere soltanto grazie alla schiavitù sessuale delle Handmaids, di Lincoln rimane soltanto il pugno appoggiato al bracciolo.
So che questo articolo è piuttosto bleak, un po’ deprimente, ma ti assicuro che la terza stagione finisce con una nota che promette molto bene per l’avvio della quarta. Non vedo l’ora di iniziarla stasera!
Fammi sapere nei commenti se la guarderai anche tu.
A presto! (o forse dovrei dire Under his eye?)
Elena
4 Comments
Romina
Non avevo fatto caso a questi dettagli importanti che hai messo in evidenza! Bravissima e interessantissima
ElenaRefraschini
Grazie mille Romina, sono contenta tu l’abbia trovato interessante! Stasera allora lo commentiamo 😉
A presto!
p
spunti e riflessioni molto interessanti, grazie per la condivisione!
ElenaRefraschini
Grazie, sono contenta tu l’abbia trovata interessante! 🙂